Da parte di molti negazionisti del fenomeno scie chimiche è stata pesantemente criticata la mia scelta di non abilitare i commenti su questo blog. Pensano che sia da vigliacchi scrivere il proprio pensiero e non mettersi in discussione confrontandosi con i pareri differenti degli eventuali commentatori. A parte le motivazioni di questa scelta già espresse nella presentazione del blog, ne approfitto anche per chiarire che il confronto non necessariamente deve manifestarsi in un botta e risposta di commenti alternati che spesso si rivelano ripetitivi e dispersivi. Ci sono altre modalità più eleganti e facilmente comprensibili da coloro che sono più a digiuno sull’argomento. Ad esempio nel mio ultimo post, tirando in ballo le affermazioni di alcuni esponenti del Cicap, ho anche inserito un paio di links, mediante i quali l’eventuale lettore aveva modo di valutare le opinioni delle persone chiamate in causa e anche di chi la pensa diversamente dal sottoscritto. Infatti, in uno di questi links, abbiamo modo di leggere le argomentazioni addotte da Simone Angioni del Cicap per difendersi dalle mie critiche. Con questà modalità si riesce ad operare un confronto a distanza più neutro, in quanto non prevale chi ha a disposizione più tempo per commentare e nel quale ognuno dei contendenti ha modo di scegliere su quali punti della questione soffermarsi, saranno poi i lettori a giudicare chi ha optato per i punti meno depistanti e più appropriati ai fini della discussione.
L’affaire del falso fuel dumping di Torino sarà approfondito in un post successivo, in questa sede riporterò e commenterò le risposte di Angioni in merito a quanto avvenuto alla conferenza di Novi Ligure.
Nonostante abbia constatato che Angioni continua a fare puntualizzazioni su una questione che non è stata sollevata dal sottoscritto, ma da una sua brillante uscita del 21 settembre 2008 sul blog di attivissimo, non mi soffermerò ulteriormente sulla svista del barometro poichè la ritengo poco appropriata e dispersiva. Chi ha un po’ di tempo libero, può ascoltarsi il file audio della discussione e valutare di persona se il mio era un errore oppure una scambio causato dalla fretta: barometro al posto di stazione barometrica. Certo, se fosse già disponibile il filmato video, molti più lettori sarebbero invogliati a perdere un po’ di tempo per approfondire, però, a 18 giorni dalla conferenza, dal Cicap ancora non si hanno notizie del video.
Soffermandosi, invece, sulle questioni più inerenti le scie chimiche riporto cosa scrive Angioni in merito al Jet Stream:
“… CASONATO: ‘Chiedo scusa, mai preso un aereo? …Ci sono degli sbalzi durante un viaggio aereo, a volte di più a volte di meno, ci sono i vuoti d’aria, ci sono le correnti. E le correnti, i Jet Stream, il famoso Jet Stream che permette di accorciare di molto il tempo di percorrenza, sono delle situazioni che possono essere molto localizzate in aeree molto ristrette’
VIBRAVITO: ‘Quindi? Poche centinaia di metri?’
ANGIONI: ‘Sicuramente poche centinaia di metri’
CASONATO: ‘Possono essere poche centinaia di metri in larghezza‘
Si sta parlando delle scie che si interrompono. L’inesattezza starebbe nel fatto che io e Casonato abbiamo sostenuto che il Jet Stream è largo poche centinaia di metri…Vibravito leggi, un minimo di comprensione del testo (sospiro sconsolato). Io ho detto che le condizioni in atmosfera possono cambiare repentinamente facendo l’esempio di un temporale, Casonato ha rincarato la dose facendo l’esempio del Jet Stream e delle correnti in quota. Da questo lui deduce che noi abbiamo affermato che il Jet Stream ha dimensioni di poche centinaia di metri … Le Correnti a Getto per quanto vaste hanno dei confini, quindi se un aereo incrocia una Corrente a Getto non necessariamente sarà nel centro e non necessariamente la percorrerà tutta. Potrebbe attraversarne un breve tratto per poi uscirne (in poche centinaia di metri), la stessa Corrente a Getto non è regolare e immutabile nel tempo e nello spazio. Quindi anche all’interno della stessa corrente ci possono essere condizioni diverse a distanza di poche centinaia di metri.”
Nonostante nel commento di risposta sia riportato anche il dialogo, Angioni sostiene che le mie deduzioni sono state errate. Eppure dal solo dialogo, considerando che Casonato specifica che si sta riferendo a una larghezza, che cosa si può dedurre? Le spiegazioni esaustive sul perchè hanno inglobato il Jet Stream nella discussione non sono state fornite a Novi Ligure. A posteriori, invece, nel suo commento giustificativo Angioni ha specificato che sia lui che Casonato si riferivano alle aree di confine del JetStream. Purtroppo, considerando che proprio il Cicap nega l’esistenza della telepatia, in quel di Novi Ligure, non mi era possibile capire telepaticamente che ci si riferiva alle larghezze delle aree di confine di un Jet Stream, anzichè alla larghezza di una Corrente a Getto nella sua interezza.
Inoltre, in un recente FAQ a cura del gruppo di studio sulle scie chimiche del Cicap, visionabile a questo link si legge:
“DOMANDA: Non è strano che certe scie inizino e terminino all’improvviso mentre altre volte formano degli sbuffi?
RISPOSTA: Non è strano come non lo è che certe nubi abbiano bordi abbastanza netti e certe altre siano simili a piccoli batuffoli. L’atmosfera non è un blocco di granito immutabile ma un sistema estremamente complesso in continuo mutamento. Nessuna meraviglia quindi che un aereo possa percorrere lunghi tratti che presentino condizioni favorevoli alla formazione di scie di condensazione per poi incontrare zone con condizioni atmosferiche differenti che portino all’interruzione della scia. D’altra parte non è raro vedere piovere in un punto e scorgere il sole un paio di chilometri più in là. Questi fenomeni dimostrano come l’atmosfera possa variare le proprie condizioni repentinamente; basti pensare che 2 chilometri sono meno di 10 secondi di volo per un aereo di linea.”
In forma scritta hanno opportunamente evitato di inglobare il Jet Stream per giustificare le scie interrotte. Quindi, come ha scritto lo stesso Angioni nel suo commento, con l’introduzione del Jet Stream si è rincarata la dose.
Analizziamo adesso un’altra fase della conferenza di Novi Ligure nella quale si è rincarata la dose. Riporto innanzitutto il dialogo relativo:
VIBRAVITO: “E’ vero che gli Stati Uniti e l’Italia hanno organizzato un Convegno Bilaterale sulla Ricerca Congiunta sui Cambiamenti Climatici a Roma, il 22-23 Gennaio 2002, in seguito all’impegno del Presidente Bush e del Primo Ministro Berlusconi di intraprendere ricerche sui cambiamenti climatici in collaborazione?”
ANGIONI: “Beh! Non escludo che ci sia un convegno sui cambiamenti climatici, credo che ce ne siano a decine in tutto il mondo”
…
VIBRAVITO:“Praticamente si tratta di un progetto di collaborazione suddiviso in 15 Workpackage. In merito al Workpackage 10, in collaborazione con il CNR (Consiglio Nazionale sulle Ricerche) si parla di esperimenti di manipolazione degli ecosistemi terrestri”
…
ANGIONI: “Com’era il titolo?”
CASONATO: “Esperimenti di manipolazione degli ecosistemi terrestri … che non c’entra con il cielo, c’entra con la terra, non è qualcosa di atmosferico comunque”
VIBRAVITO: “Quindi il cielo non fa parte”
…
CASONATO: “Allora la definizione di ecosistema terrestre di solito fa riferimento a: il bosco, il lago, la montagna, la collina…”
VIBRAVITO: “Non il cielo!…”
CASONATO: “Si! Poi si considera anche il cielo sopra … ma in un’ecosistema terrestre non si parla del…”
VIBRAVITO: “Quindi il cielo non c’entra… va bene… poi queste cose vanno approfondite… andrò a vedere la definizione di ecosistema terrestre…”
…
In questa occasione, a differenza della vicenda Jet Stream, ho immediatamente obiettato e ho anche affermato che avrei controllato l’esatta definizione di ecosistema terrestre. A pensarci bene, non è neanche necessario approfondire: chiunque può fare una brevissima ricerca per appurare che escudere il cielo da tutti quei fattori che possono interagire in un ecosistema terrestre è indubbiamente un’informazione errata. Si può avere un dubbio a riguardo della suddivisione degli ecosistemi in terrestri o acquatici. Ma, poichè non esiste un’ulteriore suddivisione in ecosistemi atmosferici e/o gassosi, è evidente un altro rincaro della dose da parte di Casonato nel tentativo di escludere il cielo e le annesse scie chimiche dall’ecosistema terrestre e dagli annessi esperimenti di cui si parla nel documento in riferimento alla mia domanda. Tentativo stroncato sul nascere e di cui, lo stesso Casonato se ne sarà probabilmete reso conto pochi istanti dopo.
A proposito del contenuto del documento inerente la mia domanda, che si può visionare per intero qui, Angioni ha così commentato nel suo blog:
“…Avevi portato un documento che parlava della modificazione degli ecosistemi terrestri. Ti chiesi di leggere i punti del Workpackage, ma tu purtroppo avevi portato solo l’indice del documento e non il testo integrale. Scelta curiosa (ne fai molte di scelte curiose) la tua visto che andando a vedere cosa dice il WP 10 da te citato si legge:
[qui Angioni riporta parte del contenuto del Workpackage 10, nell'immagine in basso l'intero contenuto]
Come avevo detto io si tratta di esperimenti per la simulazione di possibili scenari futuri. Per sapere come cambierà il mondo se la CO2 continua ad aumentare è necessario simulare empiricamente i possibili scenari. Esistono siti che riproducono vari ecosistemi terrestri nei quali vengono eseguite modifiche ambientali. Siti come questo:
http://www.unitus.it/dipartimenti/disafri/progetti/Popface/Site.htm
…
Tu non sapevi nemmeno come era fatto quel progetto di cui parlavi alla conferenza e infatti sei rimasto spiazzato quando ti ho chiesto quali erano gli obiettivi e i processi previsti dal WP. Se avessi saputo come si compilano questi progetti saresti andato a colpo sicuro esattamente come ho fatto io scoprendo che non aveva nulla a che fare con la teoria delle scie chimiche. Il mio suggerimento è quindi di essere un filino più umile, se non sai di cosa stai parlando evita di giungere a conclusioni affrettate e resta aperto alle spiegazioni di chi ne mastica un pò più di te su queste questioni…”
A quanto pare quest’abitudine a rincarare la dose, avviene anche in un contesto più ragionato come può essere quello della forma scritta. A parte il tono nel quale si suggerisce agli altri di essere più umili ma nel contempo si osteggia spavalderia e sicurezza, Angioni nel suo commento ha riportato la parte del documento in cui si descriveva il Work Package 10 che gli era più congeniale per sostenere che si tratta di esperimenti eseguiti in piccola scala in determinati siti, come dimostra anche il suo link dove si fa riferimento a un sito di pochi ettari. Inoltre, non ha neanche riportato un link dove poter visionare il documento nella sua interezza. Detto questo, sarebbe interessante sapere per quale motivo ha omesso di riportare il paragrafo finale intitolato “Elementi da fornire” nel quale si legge: “nuove tecnologie per conduzione di esperimenti di manipolazione su ecosistemi a larga scala”(sottolineato in rosso nell’immagine in alto).
I tre esempi illustrati precedentemente, mostrano una strana abitudine del Cicap: per avallare le proprie tesi i cicappiani si adoperano utilizzando diversi rincari della dose. Veramente curioso: non pensavo che la rigorosità del metodo scientifico, tanto propugnata dal Cicap, prevedesse simili accorgimenti di comodo. Io consiglierei una maggiore attenzione: se rincari troppo la dose… rischi l’overdose!!!
Un saluto e incoraggiamento.
VibraVito.